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216.


S’egli è pur vero, Amor, che mi legasti
  Di nodo cosí vago e sí tenace
  Che quando il cor piú stringe allor piú piace,
  4Questo a tenermi in servitú mi basti.
Vedi Imeneo che di lascivi e casti
  Desir con novo ordigno un laccio face,
  Vago di meschiar sempre ogni mia pace
  8D’ire e di femminili odi e contrasti.
Questo annoda Fortuna e vuole anch’ella
  Signoria sovra l’alma: or come puote
  11Di tre tiranni esser soggetta e serva?
Amor, il nodo tuo ristringi e serva;
  Gli altri disciogli: e la sua imagin bella
  14Fia da me celebrata in chiare note.


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