< Pagina:Tasso - Rime d'amore.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

— 314 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:322|3|0]]

217.


Son queste, Amor, le vaghe chiome d’oro
  Da cui sí bramo d’esser preso e ’nvolto
  E, senza mai cercar d’andarne sciolto,
  4Chieder pietà mentre languisco e moro?
È questo quel bel ciglio in cui t’adoro
  Perché mi scopri ogni tuo bene accolto?
  Son questi gli occhi ove il tuo stral m’ha colto,
  8Né già piú dolce uscir potria da loro?
Deh, chi dimostra il paradiso aperto
  In breve carta, che ritrar vorrei
  11Perch’io non sol, ma l’arte avesse merto?
Fugga la nuova maraviglia e lei
  Che ’l Po vagheggia, chi servir sí certo
  14Non prepone a vittorie ed a trofei.


    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:322|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.