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221.
Degni lacci d’Amor, crespi aurei crini
Ove quest’alma ognor s’intrica e prende;
Voci che da le perle e da i rubini
4Ferite il cor che ’n gran desio v’attende;
E tu, candida man, che mi destini
A la prigion che nulla piú m’offende;
E voi, specchi del cor, lumi divini
8Per cui questa mia notte or luce or splende;
A voi, d’errare e di fuggir già stanco,
Chieggo perdon del mio gran fallo indegno,
11Né vuo’ piú ch’altra cura il cor mi stempre.
Né dubbio in voi de la mia fe’ sia unquanco,
Che fia il mio nodo indissolubil sempre,
14Poiché no ’l sciolse né stagion né sdegno.
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