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228.


Cara nemica mia, l’ira e l’orgoglio
  Che ne’ miei danni a torto in voi si scorge,
  Fa che un fermo desio ne l’alma sorge
  4D’uscir di vita insieme e di cordoglio.
Ma, poiché la cagion, per cui mi soglio
  Doler, Amore a gli occhi afllitti porge,
  Novo pensiero al cor, lasso, risorge
  8Né di languir o sospirar mi doglio:
Ché, come il verno a l’apparir del sole
  La neve intorno si dilegua e sface
  11E l’arido terren forza riprende,
Cosí quel raggio di beltà che splende
  Ne i vostri sdegni al cor sovente suole
  14Arrecar dolce e desïata pace.


229.


Lasso, com’è ch’al terso avorio e bianco
  Di quella man, cui par non trova Amore,
  Ferro, che dovea cedere in poche ore,
  4Regga sí lungamente ardito e franco?
Ed io, ch’avea via piú indurato il fianco
  Per mille assalti e via piú freddo il core,
  Al primo lampeggiar del suo splendore
  8Rotto ne porto e guasto il lato manco.
Forse, sí come il folgore men degna
  Di mostrar quanto puote in umil tetto
  11Ma l’alte torri impetuoso spezza,
Cosí la man piú ch’altra bella e degna
  Quasi debil nemico il ferro sprezza
  14E sol prova sua forza nel mio petto.


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