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231.


Non, per crescer piú sempre il mio dolore
  E ne l’alma destar novi martiri,
  Potrà spegner il ciel questi desiri
  4E veder poscia estinto il giusto ardore.
Di nuove forme Amor m’imprima il core
  E piú fiero mi strazi e mi raggiri,
  Ch’al primo fin convien sol ch’io sospiri
  8E nel mio incendio viva a l’ultime ore.
Quanto via piú la crudeltà mi preme
  Di che v’ingombra il cor, Madonna, tanto,
  11Piú nel primo voler l’alma si regge:
Vinta l’ira, il desir, l’odio, la speme,
  La crudeltà, l’ardor, l’orgoglio, il pianto,
  14Né mi consigli Amor né mi dia legge.


232.


Ebbe simili stelle il vecchio Atlante
  Con le mie stelle, e fu converso in pietra;
  Or sovra il chiaro fonte Alcide impetra
  4Arte gentil d’umor vano stillante:
E meraviglia fu d’un bel sembiante,
  Che, dove spende Amor l’aurea faretra,
  L’uom che fiso il contempla e non s’arretra
  8Candido sasso il fa tra verdi piante.
Ma ’l mio fato è men duro: orrido crine
  Lui volse in aspro monte e in bianco marmo;
  11Qui cangia la beltà d’un chiaro viso:
Qui gloria è l’esser vinto, ond’io non m’armo,
  Però che questo ancora è paradiso
  14E fiamma e luci ha come il ciel divine.


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