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387.
Lascia per timore d’offendere Iddio un amore poco onesto.
Or che l’alpi canute e pigre e salde
Rende l’acque correnti il pigro verno,
Gelo ancor io, ma un vago affetto interno
4I miei vaghi pensier par che riscalde;
E di tepida neve in dolci falde
Sí belle rose e sí bel fior discerno,
E tai marmi spirar, ch’obietto eterno
8Sprezzan le voglie travïate e balde.
Ma da soverchio ardir nasce il timore,
E temo ch’il furor non le trasporte
11Sí ch’il ciel se n’irriti, e d’orror m’empio.
Non è questo d’Iddio vivace tempio
In cui virtú sono ed onor le porte?
14Dunque immondo il farò d’immondo amore?
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