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388.
[Al signor Cesare Pavesi.]
Questa fera gentil ch’in sí crucciosa
Fronte fuggía pur dianzi i vostri passi
Tra spini e sterpi e dirupati sassi
4Strada ad ogn’or prendendo erta e dubbiosa;
Or, cangiato voler, d’onesta posa
Vaga, discende a i sentier piani e bassi,
E, quasi ogni durezza indietro lassi,
8Incontro vi si fa lieta e vezzosa.
Vedete omai come ’l celeste riso
Benigna v’apre, e come dolcemente
11I rai de’ suoi begli occhi in voi raggira.
Pavesi, s’or tal gioia al cor v’inspira,
Che sarà poi quando piú volte il viso
14D’amor vi baci e di pietate ardente?
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