< Pagina:Tasso - Rime d'amore.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

— 462 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:470|3|0]]

  E da spente faville
  10Sorgere un foco no ma mille e mille.
  O forse Amor non vuole
  Oprar in me cosa altre volte intesa:
  Far che s’ami una bella è lieve impresa;
  Ma ch’io segua o mi strugga
  15Per bruttezza che fugga,
  Se miscredente io fui,
  Miracolo è di me degno e di lui.
O forse, com’uom suole
  Meglio condir amaro acerbo frutto
  20Ch’altro in sé dolce o pur maturo in tutto,
  Sí può Amor nel suo mèle
  Meglio l’acerbo e ’l fêle
  Condir de la bruttezza,
  Che la beltà ch’esser condita sprezza.
  25Dunque, se per natura
  Il bello e ’l brutto dolce è per Amore,
  Qual d’essi sua dolcezza avrà maggiore?
  Fia maggior il diletto
  Che vien dal piú perfetto.
  30Male agguagliar si ponno:
  La Natura è ministra, Amore è donno.
O mia somma ventura!
  Or chi fia mai che ’l creda
  Ch’ami io donna ch’è brutta e me n’avveda?


    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:470|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.