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Io ti mando a colei ch’in me sovente
Lieta risplende e ’l mio dolor serena
Or in forma di ninfa, or di sirena,
8Or d’aurea stella, or d’un bel sol lucente.
Avventuroso don, ch’altrui dimostri
Quel ch’io ne l’alma vaga ascondo e celo
11E la natura agguagli e i pensier nostri,
Sei viva fiamma e sembri un freddo gelo,
E discoprendo e gemme ed oro ed ostri
14Fosti già speglio or sarai quasi il cielo.
460.
7.
Vago pensier, tu spieghi ardito il volo
E non pur lasci addietro il mare e ’l monte,
Ma per la strada onde correa Fetonte
4Passi talor da l’uno a l’altro polo,
E sovra ascendi: io non m’inalzo a volo,
Ma le mie voglie, mal per me sí pronte,
Acqueto a pena in quella bianca fronte
8E a que’ bei lumi onde il mio cibo involo;
E, se m’è tolto, indarno avvien ch’io speri
Riposo ed esca; or tu conforta almeno
11L’alma che langue abbandonata a torto.
Che giova ricercar l’occaso e l’orto?
Pon la tua meta in que’ begli occhi alteri
14E in un bel volto piú del ciel sereno.
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