< Pagina:Tasso - Rime d'amore.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

— 46 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:54|3|0]]

  50Allor che per vaghezza incauto venni
  Là ’ve spirar tra le purpuree rose
  Sentii l’aure amorose;
  E ben piaghe da te gravi io sostenni,
  Ch’aperte e sanguinose
  55Ancor dimostro a chi le stagni e chiuda;
  Ma trovo chi l’inaspra ognor piú cruda.
Lasso! il pensier ciò che dispiace e duole
  A l’alma inferma or di ritrar fa prova
  E piú s’interna in tante acerbe pene.
  60Ecco la bella donna, in cui sol trova
  Sostegno il core, or, come vite suole
  Che per sé stessa caggia, altrui s’attiene:
  Qual edera negletta or la mia spene
  Giacer vedrassi, s’egli pur non lice
  65Che s’appoggi a colei ch’un tronco abbraccia.
  Ma tu, ne le cui braccia
  Cresce vite sí bella, arbor felice,
  Poggia pur, né ti spiaccia
  Ch’augel canoro intorno a’ vostri rami,
  70L’ombra sol goda e piú non speri o brami.


[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:54|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.