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56.

Dice che partendosi da la sua donna non potrà vedere o imaginar cosa

ch’agguagli la dolcezza d’un suo sdegno o la bellezza

d’un suo disprezzo.


Se mi trasporta a forza ov’io non voglio
  Mia fortuna che fa cavalli e navi,
  Che farò da voi lunge, occhi soavi,
  4Benché talor vi turbi ira ed orgoglio?
Vedrò cosa giammai che ’l mio cordoglio
  E tante pene mie faccia men gravi?
  O starò solo ove s’inondi e lavi
  8Verde colle, ermo lido e duro scoglio?
Tu, pensier fido, e tu, sogno fallace,
  Fronte mi formerai tanto serena,
  11O ’n lieto riso sí amorosa pace,
O ninfa o dea sovra l’incólta arena,
  Se non val ciò ch’in altre alletta o piace
  14Dolce un suo sdegno, un bel disprezzo a pena?


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