< Pagina:Teatro in versi (Giacosa) I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
scena i. | 23 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Teatro in versi (Giacosa) I.djvu{{padleft:31|3|0]];Renato:
- Tu ridi, folle.
- Iolanda
- Ebbene, veniamo al serio. Anch’io,
- Quando mi trovo sola meco stessa e con Dio,
- Sogno talora i gaudi dell’amore, e mi sento
- Addormentarsi l’anima tutta in un rapimento,
- E fingo che il mio fato conduca un forte e bello
- A superar la fossa del mio patrio castello.
- Lo ascolto in ton sommesso mormorarmi parole
- Più ardenti e più feconde che la luce del sole;
- E lo guardo negli occhi, che divampano fuoco,
- E mi cullo in visioni celesti, e a poco a poco
- Mi risveglio, e le sale del mio patrio castello
- Non suonan mai dei passi di questo forte e bello.
- Renato
- Al marchese d’Andrate opponesti un rifiuto:
- Era un bel maritaggio.
- Iolanda
- Non l’avevo veduto!
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.