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scena ii. | 37 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Teatro in versi (Giacosa) I.djvu{{padleft:45|3|0]]:Nell’età dei sorrisi, dei baci e degl’incanti,
- Non conobbi che l’ire, non conobbi che i pianti.
- Io non avevo un nome, che per sacro legato,
- Dovessi far più illustre o serbare onorato;
- Io non avevo un padre, che premio al mio valore,
- Baciasse in sulla fronte il giovin vincitore.
- Di ritorno dal campo, triste conforto m’era
- La venale larghezza di una soglia straniera.
- Quanto le glorie illustri di tanti avi ti fenno,
- Guadagnarlo dovetti coll’opera e col senno;
- Nessun l’onor m’apprese, nessun m’apprese Iddio;
- L’onor, l’armi, la fede sono retaggio mio.
- Lasciai lembi di carne in più di una tenzone,
- Lasciai lembi di cuore al piè d’ogni blasone.
- Fidente nel mio fato, invido mai non fui
- Sotto l’acerbo insulto della grandezza altrui.
- Superando gli ostacoli che incontravo per via,
- M’era fonte di orgoglio la solitudin mia
- Ed or che, me volente, s’appiana il mio sentiero,
- Or che son fatto paggio e diverrò scudiero,
- Or che, mercè maggiore d’ogni maggior tesoro,
- Son presso al battesimo degli speroni d’oro,
- Vuoi ch’io sappia frenarmi e rimanermi muto?
- No, no, no, nol posso, per tanti anni ho taciuto!
- Son forte, la mia spada nessuno al mondo agguaglia,
- E non è lieve impresa lo sfidarmi a battaglia.
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