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88 la tempesta

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quando mi vegga lavorare e dice
che mai lavor sì vile ebbe un cotale
lavoratore. Ecco io mi scordo e pure
questi dolci pensier fanno più lieve
il lavor mio, sì che quanto più penso
tanto meno fatico.
Entra Miranda e
in fondo Prospero.

  Miranda.
  Ahimè, vi prego,
non lavorate sì aspramente. Avesse
arso il fulmine questi ceppi che ora
dovete accatastar. Lasciate questo,
vi prego, e riposatevi. Allorquando
brucerà dovrà piangere d’avervi
fatto stancare. Immerso nello studio
è mio padre: vi supplico, lasciate
di lavorare; per tre ore, almeno
ei non verrà.

  Ferdinando.
  Dolcissima signora,
il sol tramonterà prima ch’io m’abbia
compiuto il mio lavoro.

  Miranda.
  Se vorrete
sedervi i ceppi io porterò per voi.
Datemi quello, ve ne prego, io stessa
lo recherò sulla catasta.

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