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NOTE 167

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Atto Secondo.

Scena Prima. - A pag. 49. Temperanza era infatti una delicata donzella.... I puritani dell’epoca di Guglielmo Shakespeare usavano di battezzare le loro figli con nomi di virtù morali e religiose. Così il Taylor nella descrizione di una meretrice, ha questi due versi:

Though bad they be, they will not bate an ace
To be call’d Prudence, Temperance, Faith and Grace.

A pag.52. Vedova Didone, avete detto, ecc.... Il Malone suggerisce che questa insistenza sul nome di Dido in assonanza con la parola Widow ‒ vedova ‒ possa essere stata dettata dal ricordo di una iscrizione copiata da Anserio e riportata tradotta nei poemi di Davison:

  O nost unhappy Dido
unhappy wife and mor unhappy widow!

Ma forse più giustamente altri comentatori rammentano una ballata Queen Dido popolarissima ai tempi di Shakespeare e cantata in tutte le taverne e in tutte le strade di Londra.

A pag. 57.

S’io mi fossi
il Re cosa farei?

Tutto questo passaggio, nel quale taluno potrebbe vedere un’acuta satira del socialismo, fu ispirato dagli Essais di Montaigne che erano stati tradotti dal Florio e pubblicati in Inghilterra nel 1603. Si può dire che l’intiero brano non sia che una traduzione del capitolo in cui si parla della Francia Antartica, allora recentemente scoperta.

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