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GIOVANNI BOCCACCIO

92 1313-†1375

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I
O mi son giovinetta, e volentieri

M’allegro e canto en la stagion novella,
  Merzè d’amore e de’ dolci pensieri.
  lo vo pe’ verdi prati riguardando
  5I bianchi fiori e gialli e i vermigli,
  Le rose in su le spine e i bianchi gigli,
  E tutti quanti gli vo somigliando
  Al viso di colui, che me, amando,
  Ha presa e terrà sempre, come quella
  10Ch’altro non ha in disìo ch’e’ suoi piaceri.
  De’ quai quand’io ne truovo alcun che sia,
  Al mio parer, ben simile di lui,
  Il colgo e bacio e parlomi con lui,
  E com’io so, così l’anima mia
  15Tututta gli apro, e ciò che ’l cor desía:
  Quindi con altri il metto in ghirlandella
  Legato co’ miei crin biondi e leggieri.
  E quel piacer, che di natura il fiore
  Agli occhi porge, quel simil mel dona
  20Che s’io vedessi la propria persona
  Che m’ha accesa del suo dolce amore:
  Quel che mi faccia più il suo odore,
  Esprimer nol potrei con la favella,
  Ma i sospir ne son testimon veri.
  25Li quai non escon già mai del mio petto,
  Come dell’altre donne, aspri nè gravi.
  Ma se ne vengon fuor caldi e soavi,
  Ed al mio amor sen vanno nel cospetto,
  Il qual, come gli sente, a dar diletto
  30Di sè a me si muove, e viene in quella,
  Ch’i’ son per dir: ‘ Deh vien, ch’i’ non disperi.’


159

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