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IGNOTO

  La vista e ’l suo cantar m’entrava al core,
  10Sì che ’n dolzore — ogni senso ridea:
  E uno spiritel chiamato Amore,
  Che non di fuore — ma dentro sedea,
  Di subito feruto entro surgea
  Con gran sospiri. Ed ella pur cantava.
  15Uscivan fuor del petto e’ miei sospiri
  Pien di desiri — con voce planetta,
  Dicendo: ‘ Io prego te, che alquanto miri,
  Anzi ch’io spiri, — o gaia giovinetta,
  Come feruto son da tua saetta.
  20Volgiti alquanto.’ Ed ella pur cantava.
  Onde l’anima mia, che ciò sentía
  E che vedía — in amor lo cor languire,
  Per gran paura pallida stridía,
  E se ne gìa — lasciandomi finire.
  25Io gridava merzè, per non morire,
  Piangendo forte. Ed ella pur cantava.
  Così tal divenn’io, al ver parlando
  Caduto stando, — nella vista tale,
  Che chi passava giva sospirando
  30E ragionando: — ‘ Amor colui assale.’
  Ond’io per ricoprir d’amore il male
  Partimmi stanco. Ed ella pur cantava.
  E, come che si sia, mi son trovato
  Poscia passato, — donne mie pietose,
  35D’un fero dardo, che m’ha divorato
  Sì il manco lato, — che nelle amorose
  Fïamme, ballata, di’ ch’i’ son venuto
  A lin, s’i’ non ho aiuto: onde mi grava.

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