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FRANCESCO MARIA MOLZA

  Indi poco lontan sovra un gran sasso,
  Cui verde musco d’ogni intorno appanna.
  Con gli occhi fitti giù nell’onda al basso,
  132E in man tenendo una tremante canna,
  Canuto vecchio, e per molt’anni lasso,
  Con l’amo i pesci d’allettar s’affanna:
  Vero argento pareggia a chi ben mira
  136La preda, che a lo scoglio aduna e tira.


Sonetti

167 i

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A
LMA città, che sovra i sette colli

Seder solevi glorïosa e altera,
  Com’è mutata la tua forma vera
  4Dopo tante speranze e pensier folli!
  Ben deve gli occhi aver di dolor molli,
  Chi cagion è che ’l tuo bel nome pera,
  Di Curj e Decj madre alta e severa,
  8Che, morta ancora, l’altrui fama tolli.
  Quel che poss’io, o mia diletta Roma,
  II tuo cenere onoro, e le torri arse,
  11Per cui superba già gran tempo andai.
  Così dicendo, di pur ôr la chioma
  Con mestissima mano in terra sparse
  14Donna, che a pochi si mostrò giammai.


231

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