< Pagina:The Oxford book of Italian verse.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|The Oxford book of Italian verse.djvu{{padleft:232|3|0]]

FRANCESCO MARIA MOLZA

168 ii

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|The Oxford book of Italian verse.djvu{{padleft:232|3|0]]

(Ad un principe italiano)

S
IGNOR, ch’in verde e giovanetta etade

Italia neghittosa ai primi pregi
  Chiamate spesso, de’ suoi lochi egregi
  4Mentre vi stringe il cor alta pietade,
  Alle dolci, occupate, alme contrade,
  Già seggio illustre d’onorati regi,
  Gli occhi volgete, e fra’ bei vostri fregi
  8Luogo abbia ancor di lei la libertade.
  E se fortuna di furore accesa,
  Ch’a’ bei principj fu sempre molesta,
  11Amari intoppi v’apparecchia ed empj,
  Non lassate, Signor, la bella impresa:
  Però che non fu mai siccome or presta
  14Italia a rinnovar gli antichi esempj.


169 iii

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|The Oxford book of Italian verse.djvu{{padleft:232|3|0]]

V
ESTIVA i colli e le campagne intorno

La primavera di novelli onori,
  E spirava soavi arabi odori
  4Cinta d’erbe e di fiori il crine adorno;
  Quando Licori a l’apparir del giorno
  Cogliendo di sua man purpurei fiori
  Mi disse: ‘ In guiderdon di tanti ardori
  8A te gli colgo, ed ecco i’ te ne adorno.’
  Così le chiome mie soavemente
  Parlando cinse, e in sì dolci legami
  11Mi strinse il cor, ch’altro piacer non sente.
  Onde non fia giammai ch’i’ più non l’ami
  Degli occhi miei, nè fia che la mia mente
  14Altra sospiri desïando o chiami.

232

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|The Oxford book of Italian verse.djvu{{padleft:232|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.