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FULVIO TESTI
Così luce nemica
39O strepito importuno mai non ti svegli;
Così, d’onda Letea sparsa i capegli,
La tua leggiadra amica
42Ti dorma in seno, e non sen parta mai.
Sonno, ancor non ten vai?
Dimmi, nume insensato, iniquo dio,
45Dimmi, Sonno crudel, che t’ho fatt’io?
Tu de l’Erebo figlio, e de l’oscura
Morte fratel, non puoi
48Maniere usar, se non atroci ed empie,
Possanti inaridire in su le tempie
I papaveri tuoi,
51E siati Pasitea sempre più dura;
E per maggior sciagura
Vigilia eterna ognor t’opprima e stanchi
54Sì, ch’agl’occhi del Sonno il sonno manchi.
Porte, ma voi, voi non v’aprite. Ah pèra
Chi dall’alpine balze
57Trasse, per voi formar, la quercia e ’l cerro:
Cingasi pur d’inespugnabil ferro,
E vallo e mura innalze
60Città ch’oppressa è da nimica schiera;
Ma se tromba guerriera
Qua non giunge col suono, or quai sospetti
63Munir ci fan con tanta cura i tetti?
O mille volte e mille età beata,
Quando a l’ombra de’ faggi
66Dormian senza timor le prische genti!
Ricco allor il pastor di pochi armenti
Non paventava oltraggi
69Di ladro occulto, o di falange armata:
Avarizia mal nata
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