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VITTORIO ALFIERI

  Ecco un lampo, che tutti abbarbaglia . . .
  Quel suo brando, che ad uom non perdona
  E ogni prode al codardo ragguaglia.—
  100Tal non sempre la selva risuona
  Del leone al terribil ruggito,
  Ch’egli in calma anco i sensi abbandona;
  Nè il tacersi dell’antro romito
  All’armento già rende il coraggio;
  105Nè il pastor si sta men sbigottito,
  Ch’ei sa ch’esce a più sangue ed oltraggio.
  Ma il re già già si desta:
  ‘ Armi, armi,’ ei grida.
  ‘ Guerriero omai qual resta?
  110Chi, chi lo sfida? ’
  Veggio una striscia di terribil fuoco,
  Cui forza è loco — dien le ostili squadre.
  Tutte veggio adre — di sangue infedele
  L’armi a Israele. — II fero fulmin piomba:
  115Sasso di fromba — assai men ratto fugge
  Di quel che strugge — il feritor sovrano,
  Col ferro in mano. — A inarrivabil volo,
  Fin presso al polo, — aquila altera, ei stende
  Le reverende — risonanti penne,
  120Cui da Dio tenne — ad annullar quegli empj
  Che in falsi tempj — han simulacri rei
  Fatti lor dei. — Già da lontano io ’l seguo;
  E il Filisteo perseguo,
  E incalzo, e atterro, e sperdo; e assai ben mostro
  125Che due spade ha nel campo il popol nostro.


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