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VITTORIO ALFIERI

283 ii

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È
Repubblica il suolo ove divine

Leggi son base a umane leggi e scudo;
  Ove null’uomo impunemente crudo
  4All'uom può farsi, e ognuno ha il suo confine;
  Ove non è chi mi sgomenti o inchine;
  Ov’io ’l cuore e la mente appien dischiudo;
  Ov’io di ricco non son fatto ignudo;
  8Ove a ciascuno il ben di tutti è fine;
  È Repubblica il suolo ove illibati
  Costumi han forza, e il giusto sol primeggia;
  11Nè i tristi van del pianto altrui beati.
  Sei Repubblica tu, Gallica greggia,
  Che muta or servi a rei pezzenti armati,
  14La cui vil feccia sulla tua galleggia?


284 iii

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D
I Libertà maestri i Galli? Insegni

Pria servaggio il Britanno; insegni pria
  Umiltade l’Ispano, o codardía
  4L’Elvezio, o il Trace a porre in fiore i regni:
  Sian dell’irto Lappon gli accenti pregni
  Di apollinea soave melodía:
  Taide anzi norma alle donzelle dia
  8Di verginali atti pudichi e degni.
  Di Libertà maestri i Galli? E a cui?
  A noi fervide ardite Itale menti,
  11D’ogni alta cosa insegnatori altrui?
  Schiavi or siam, sì; ma schiavi almen frementi:
  Non quali, o Galli, e il foste e il siete vui;
  14Schiavi, al poter qual ch’ei pur sia, plaudenti.


375

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