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UGO FOSCOLO

  Vasi accogliean le lacrime votive.
  Rapian gli amici una favilla al sole
  120A illuminar la sotteranea notte,
  Perchè gli occhi dell’uom cercan morendo
  Il sole; e tutti l’ultimo sospiro
  Mandano i petti alla fuggente luce.
  Le fontane versando acque lustrali
  125Amaranti educavano e vïole
  Sulla funebre zolla; e chi sedea
  A libar latte e a raccontar sue pene
  Ai cari estinti, una fragranza intorno
  Sentia qual d’aura de’ beati Elisi.
  130Pietosa insania, che fa cari gli orti
  De’ suburbani avelli alle britanne
  Vergini, dove le conduce amore
  Della perduta madre, ove clementi
  Pregaro i Genj del ritorno al prode
  135Che tronca fe’ la trïonfata nave
  Del maggior pino, e si scavò la bara.
  Ma ove dorme il furor d’inclite geste
  E sien ministri al vivere civile
  L’opulenza e il tremore, inutil pompa
  140E inaugurate immagini dell’Orco,
  Sorgon cippi e marmorei monumenti.
  Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,
  Decoro e mente al bello italo regno,
  Nelle adulate reggie ha sepoltura
  145Già vivo, e i stemmi unica laude. A noi
  Morte apparecchi riposato albergo
  Ove una volta la fortuna cessi
  Dalle vendette, e l’amistà raccolga
  Non di tesori eredità, ma caldi
  150Sensi e di liberal carme l’esempio.

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