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ALESSANDRO MANZONI

  O compagni sul letto di morte,
  16O fratelli sul libero suol.
  Chi potrà della gemina Dora,
  Della Bormida al Tanaro sposa,
  Del Ticino e dell’Orba selvosa
  20Scerner l’onde confuse nel Po:
  Chi stornagli del rapido Mella
  E dell’Oglio le miste correnti,
  Chi ritogliergli le mille torrenti
  24Che la foce dell’Adda versò,
  Quello ancora una gente risorta
  Potrà scindere in volghi spregiati,
  E a ritroso degli anni e dei fati
  28Risospingerla ai prischi dolor:
  Una gente ch’è libera tutta,
  O fia serva tra l’Alpe ed il mare;
  Una d’arme, di lingua, d’altare,
  32Di memorie, di sangue e di cor.
  Con quel volto sfidato e dimesso,
  Con quel guardo atterrato ed incerto,
  Con che stassi un mendico sofferto
  36Per mercede nel suolo stranier,
  Star doveva in sua terra il Lombardo;
  L’altrui voglia era legge per lui;
  Il suo fato, un segreto d’altrui;
  40La sua parte, servire e tacer.
  O stranieri, nel proprio retaggio
  Torna Italia, e il suo suolo riprende;
  O stranieri, strappate le tende
  44Da una terra che madre non v’è.
  Non vedete che tutta si scote,
  Dal Cenisio alla balza di Scilla?
  Non sentite che infida vacilla


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