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GIACOMO LEOPARDI

  E di carri e di voci e di timballi:
  In estranie contrade
  Pugnano i tuoi figliuoli.
  45Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,
  Un fluttuar di fanti e di cavalli,
  E fumo e polve, e luccicar di spade
  Come tra nebbia lampi.
  Nè ti conforti? e i tremebondi lumi
  50Piegar non soffri al dubitoso evento?
  A che pugna in quei campi
  L’Itala gioventude? O numi, o numi!
  Pugnan per altra terra Itali acciari.
  Oh misero colui che in guerra è spento,
  55Non per li patrii lidi e per la pia
  Consorte e i figli cari,
  Ma da nemici altrui
  Per altra gente, e non può dir morendo:
  ‘ Alma terra natia.
  60La vita che mi desti ecco ti rendo,’
  Oh venturose e care e benedette
  L’antiche età, che a morte
  Per la patria correan le genti a squadre;
  E voi sempre onorate e glorïose,
  65O Tessaliche strette,
  Dove la Persia o il fato assai men forte
  Fu di poch’alme franche e generose!
  Io credo che le piante e i sassi e l’onda
  E le montagne vostre al passeggiere
  70Con indistinta voce
  Narrin siccome tutta quella sponda
  Coprir le invitte schiere
  De’ corpi ch’alla Grecia eran devoti.
  Allor, vile e feroce,


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