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GIACOMO LEOPARDI

  Ritorno a voi; chè per andar di tempo,
  80Per varïar d’affetti e di pensieri,
  Obblïarvi non so. Fantasmi, intendo,
  Son la gloria e l’onor; diletti e beni
  Mero desio; non ha la vita un frutto,
  Inutile miseria. E sebben voti
  85Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
  II mio stato mortal, poco mi toglie
  La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
  A voi ripenso, o mie speranze antiche,
  Ed a quel caro immaginar mio primo;
  90Indi riguardo il viver mio sì vile
  E sì dolente, e che la morte è quello
  Che di cotanta speme oggi m’avanza;
  Sento serrarmi il cor, sento ch’al tutto
  Consolarmi non so del mio destino.
  95E quando pur questa invocata morte
  Sarammi allato, e sarà giunto il fine
  Della sventura mia; quando la terra
  Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
  Fuggirà l’avvenir, di voi per certo
  100Risovverrammi; e quell’imago ancora
  Sospirar mi farà, farammi acerbo
  L’esser vissuto indarno, e la dolcezza
  Del dì fatal tempererà d’affanno.
  E già nel primo giovanil tumulto
  105Di contenti, d’angosce e di desio,
  Morte chiamai più volte, e lungamente
  Mi sedetti colà sulla fontana
  Pensoso di cessar dentro quell’acque
  La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
  110Malor, condotto della vita in forse,
  Piansi la bella giovanezza, e il fiore

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