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GIACOMO LEOPARDI

319 Alla sua Donna

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C
ARA beltà che amore

Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
  Fuor se nel sonno il core
  Ombra diva mi scuoti,
  5O ne’ campi ove splenda
  Più vago il giorno e di natura il riso;
  Forse tu l’innocente
  Secol beasti che dall’oro ha nome,
  Or leve intra la gente
  10Anima voli? o te la sorte avara,
  Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?
  Viva mirarti omai
  Nulla speme m’avanza;
  S’allor non fosse, allor che ignudo e solo
  15Per novo calle a peregrina stanza
  Verrà lo spirto mio. Già sul novello
  Aprir di mia giornata incerta e bruna,
  Te viatrice in questo arido suolo
  Io mi pensai. Ma non è cosa in terra
  20Che ti somigli; e s’anco pari alcuna
  Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,
  Saria, così conforme, assai men bella.
  Fra cotanto dolore
  Quanto all’umana età propose il fato,
  25Se vera, e quale il mio pensier ti pinge,
  Alcun t’amasse in terra, a lui pur fôra
  Questo viver beato:
  E ben chiaro vegg’io siccome ancora
  Seguir loda e virtù qual ne’ prim’anni
  30L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse

1066 G   g 465

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