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GIACOMO LEOPARDI

  È la vita mortale.
  Nasce l’uomo a fatica,
  40Ed è rischio di morte il nascimento.
  Prova pena e tormento
  Per prima cosa; e in sul principio stesso
  La madre e il genitore
  Il prende a consolar dell’esser nato.
  45Poi che crescendo viene,
  L’uno e l’altro il sostiene, e via pur sempre
  Con atti e con parole
  Studiasi fargli core,
  E consolarlo dell’umano stato:
  50Altro ufficio più grato
  Non si fa da parenti alla lor prole.
  Ma perchè dare al sole,
  Perchè reggere in vita
  Chi poi di quella consolar convenga?
  55Se la vita è sventura,
  Perchè da noi si dura?
  Intatta luna, tale
  È lo stato mortale.
  Ma tu mortal non sei,
  60E forse del mio dir poco ti cale.
  Pur tu, solinga, eterna peregrina,
  Che sì pensosa sei, tu forse intendi
  Questo viver terreno,
  Il patir nostro, il sospirar, che sia;
  65Che sia questo morir, questo supremo
  Scolorar del sembiante,
  E perir dalla terra, e venir meno
  Ad ogni usata, amante compagnia.
  E tu certo comprendi
  70Il perchè delle cose, e vedi il frutto

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