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GIACOMO LEOPARDI

  Fur liete ville e colli,
  25E biondeggiàr di spiche, e, risonaro
  Di muggito d’armenti;
  Fur giardini e palagi,
  Agli ozi de’ potenti
  Gradito ospizio, e fur città famose,
  30Che coi torrenti suoi l’altero monte
  Dall’ignea bocca fulminando oppresse
  Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
  Una ruina involve,
  Ove tu siedi, o fior gentile, e, quasi
  35I danni altrui commiserando, al cielo
  Di dolcissimo odor mandi un profumo,
  Che il deserto consola. A queste piagge
  Venga colui che d’esaltar con lode
  II nostro stato ha in uso, e vegga quanto
  40È il gener nostro in cura
  All’amante natura. E la possanza
  Qui con giusta misura
  Anco estimar potrà dell’uman seme,
  Cui la dura nutrice, ov’ei men teme,
  45Con lieve moto in un momento annulla
  In parte, e può con moti
  Poco men lievi ancor subitamente
  Annichilare in tutto.
  Dipinte in queste rive
  50Son dell’umana gente
  Le magnifiche sorti e progressive.
  Qui mira e qui ti specchia,
  Secol superbo e sciocco,
  Che il calle insino allora
  55Dal risorto pensier segnato innanti
  Abbandonasti e, volti addietro i passi,

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