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ALEARDO ALEARDI
25E in quell’april di civiltà foriere,
Sopra l’azzurro delle tre marine,
Guizzar si vider, come avesser penne,
Navigli a cento a cento,
Superbi di domestiche bandiere
30Che ondoleggiavan nobilmente al vento
Sulle libere antenne.
Partían gli audaci, e ripetean le rive
De’ naviganti il canto
E delle donne il pianto.
35Cotal l’Itala vergine apparía
Ringiovanita per la terza volta:
Patrizia impareggiabile cadea,
E si levò plebea:
Discesa imperadrice entro la bara,
40Risorse marinara
Che splendida di maglie
Corse l’oceano, come in pria la terra,
A commerci, a battaglie;
E se lo scettro avito avea perduto,
45Fe’ del remo uno scettro, e fu temuto.
Dall’aquila Latina
Sorse un Lïon con l’ale, e il suo ruggito
L’Orïente contenne impaurito:
Cadde Marte in ruina,
50E dalla rada ove Colombo nacque
Volò san Giorgio a cavalcar sull’acque.
iii
Veleggiando venía verso Aquilea
Un dì l’Evangelista
Cui accompagna il re delle foreste,
Quando il nocchiero improvvido dall’ôra,
5Sospinto in grembo d’una pigra e trista
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