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ALEARDO ALEARDI

  Caro è il vezzo e il vagir che non sul campo
  45L’aspra armonia delle battaglie e il lampo.
  Il cittadin fiaccato
  La salvezza fidò dei venerandi
  Lari al valor di comperati brandi:
  E dal venal soldato
  50Uscîr le ignavie e ’l tradimento e i roghi
  Perfidi e il Fato artefice di gioghi.


vii

  Vittima illustre di perpetui falli,
  Così da quella estrema
  Cima scendea la peccatrice e grande
  Madre degli avi miei novellamente
  5In basso loco. E il vago dïadema
  Di perle e di coralli
  Franto cadea. Le nobili ghirlande,
  Raccolte in dono il dì che venne sposa
  Alle nozze del mare,
  10Sperdea, misera Ofelia, a fiore a fiore
  Sulla via dolorosa:
  E come ilota fu respinta fuore
  Dal gran convito delle genti avare.
  Una schiera di vili anni coperti
  15Di luttuoso velo,
  Cinti di foglie fracide d’alloro,
  Sotto l’Ausonio cielo
  Passaron lenti a guisa di mortoro,
  Ognun recando qualche spenta gloria
  20In silenzio all’avello; e poi che niuna
  Più ne restava, sin la lor memoria
  Sommersero nell’onda dell’obblio,


507

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