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LUIGI MERCANTINI

  Gli chiesi: ‘ Dove vai, bel capitano? ’
  25Guardommi e mi rispose: ‘ O mia sorella,
  Vado a morir per la mia patria bella.’
  Io mi sentii tremare tutto il core,
  Nè potei dirgli: ‘ V’aiuti ’l Signore! ’
  Eran trecento . . .
  30Quel giorno mi scordai di spigolare,
  E dietro a loro mi misi ad andare:
  Due volte si scontrar’ con li gendarmi
  E l’una e l’altra li spogliar’ dell’armi.
  Ma quando fur della Certosa ai muri
  35S’udirono a suonar trombe e tamburi;
  E tra ’l fumo e gli spari e le scintille
  Piombaron loro addosso più di mille.
  Eran trecento . . .
  Eran trecento e non voller fuggire,
  40Parean tre mila e vollero morire;
  Ma vollero morir col ferro in mano
  E avanti a loro correa sangue il piano;
  Fin che pugnar vid’io, per lor pregai,
  Ma un tratto venni men, nè più guardai:
  45Io non vedeva più fra mezzo a loro
  Quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.
  Eran trecento, eran giovani e forti,
  E sono morti!


GOFFREDO MAMELI

335 Inno
1828-†1849

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F
RATELLI d’Italia,

L’Italia s’è desta,
  Dell" elmo di Scipio
  S’è cinta la testa;

1066 K   k 513

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