< Pagina:The Oxford book of Italian verse.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|The Oxford book of Italian verse.djvu{{padleft:519|3|0]]

GIOSUÈ CARDUCCI

  Vittoria e pace da Sebastopoli
  Sopían co ’l rombo de l’ali candide
  Il piccolo: Europa ammirava:
  24La Colonna splendea come un faro.

  Ma di decembre, ma di brumaio
  Cruento è il fango, la nebbia è perfida:
  Non crescono arbusti a quell’aure,
  28O dan frutti di cenere e tòsco.

  O solitaria casa d’Aiaccio,
  Cui verdi e grandi le querce ombreggiano
  E i poggi coronan sereni
  32E davanti le risuona il mare!

  Ivi Letizia, bel nome italico
  Che omai sventura suona ne i secoli,
  Fu sposa, fu madre felice,
  36Ahi troppo breve stagione! ed ivi,

  Lanciata a i troni l’ultima folgore,
  Date concordi leggi tra i popoli,
  Dovevi, o consol, ritrarti
  40Fra il mare e Dio cui tu credevi.

  Domestica ombra Letizia or abita
  La vuota casa: non lei di Cesare
  Il raggio precinse: la còrsa
  44Madre visse fra le tombe e l’are.

  Il suo fatale da gli occhi d’aquila,
  Le figlie come l’aurora splendide,
  Frementi speranza i nepoti,
  48Tutti giacquer, tutti a lei lontano.


519

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|The Oxford book of Italian verse.djvu{{padleft:519|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.