< Pagina:Tommaso Moro.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

Da quel di pria quanto diverso sei!

Pallido, smunto.....
MORO
Infermo son, ma l’alma
Non infiacchisce per languir di membra.
A che vieni? A scrutar, se m’atterrisco
Considerando il deperir di questo
Misero fral, di liete aure privato?
CROMWELL
Moro, avversario tuo sempre m’estimi,
E pungente favelli. Io t’avversai,
Quand’eri in alta sede: or ti compiango,
E il tuo ritorno nella regia grazia
A procacciar consacromi: tel giuro.
MORO
A molteplici giuri uso è Cromwello.
CROMWELL
Tue maligne parole il mio disdegno
Meriterian..... Ma tua sventura è tanta,
Ch’emmi impossibil teco più adirarmi.
Salvarti anelo; credimi.
MORO
Sì lunghi
Anni ci conoscemmo, e ripetute
Da te fur tanto le codarde prove
Di bassa invidia contro a me, e di tema......
Ch’oggi me coscïenza non rimorde,
Se ti giudico infinto. E poichè infinto
A giudicarti astretto son, tel dico.
    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.