< Pagina:Tommaso Moro.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

Più sovente dissimula a coloro

Che nocer vonno ed han fatal possanza.
MORO
I sensi miei dissimulai finora
Più che non credi, o figlia. Interrogato
Fui da più d’uno scrutatore astuto
Sulla supremazia ch’entro il britanno
Regno pretende nella Chiesa Arrigo;
Interrogato fui sovra il divorzio,
Sovra leggi di sangue e di rapina.
Spesso risposi con ambagi; spesso
Parte velai de’ miei pensieri, e indugio
A più rifletter dimandai. Prudenza
Quell’infinger pareami e senza colpa,
E speme di salute indi io traea.
Or Dio mi pone in cor di quelle ambagi
Disdegno irresistibile; e pavento
Causa non sien di scandalo; ed anelo,
Più apertamente che nol feci mai
Confessar tutto il sentir mio.
MARGHERITA
Chi parli?
Misera me! No padre. I tuoi nemici
Altro appunto non braman, fuorchè trari
A tai palesi detti onde la legge
Oltraggiata si dica, e su te possa
Suoi fulmini lanciar.
MORO
Ciò che s’aspetti
A me dire o tacer, lascia che Dio
    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.