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6 | francesca da rimini. |
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Vieni, prence. Ambidue siete miei figli;
Ambidue qui... Vi benedica il cielo!
Così vi strinsi ambi quel dì che sposi
Vi nomaste.
Francesca. Ah, quel di!... fosti felice,
O padre.
Lanciotto. E che? forse dir vuoi che il padre
Felice, e te misera festi?
Francesca. Io vero
Presagio avea, che male avrei lo sposo
Mio rimertato con perenne pianto.
E te lo dissi, o genitor: chiamata
Alle nozze io non era. Il vel ti chiesi;
Tu mi dicesti che felice il mio
Imen sol ti farebbe.... io t’obbedii.
Guido.Ingrata, il vel chieder potevi a un padre
A cui viva restavi unica prole?
Negar potevi a un genitor canuto
D’avere un dì sulle ginocchia un figlio
Della sua figlia?
Francesca. Non per me mi pento.
Iddio m’ha posto un incredibil peso
D’angoscia sovra il core, e a sopportarlo
Rassegnata son io. Gli anni miei tutti
Di lagrime incessanti abbeverato
Avrei del pari in solitaria cella
Come nel mondo. Ma di me dolente
Niuno avrei fatto!... liberi dal seno
Sariano usciti i miei gemiti a Dio,
Onde guardasse con pietà la sua
Creatura infelice, e la togliesse
Da questa valle di dolor!... Non posso
Nè bramar pure di morir; te affliggo,
O generoso sposo mio, vivendo;
T’affliggerei più s’io morissi.
Lanciotto. O pia,
E in un crudele! Affliggimi, cospargi
Di velen tutte l’ore mie, ma vivi.