< Pagina:Tragedie (Pellico).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
130 ester d'engaddi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:135|3|0]]

Qui fra l’orror delle tenebre, oppressa
Da disperato duolo, errai gran tempo:
Indi la lena mi mancò: sperava
Di finire i miei mali.... ahimè; ancor vivo!
Ma te chi guida appo colei che spregi?
Azaria.Chi? Non ben io mel so: smanie feroci
In un di sdegno e di pietà e d’amore:
Brama di trar del ver piena certezza,
E brama in un d’illudermi più sempre:
Sognar ch’un’Ester fida ebbi, a cui, solo,
Io sovra ogn’altro, io sol fui caro.... e a quella
Ester d’allora creder ciecamente
Un istante, e morir!
Ester.                                        Barbaro! ingrato!
Or, sì, funesta benda ora hai sul ciglio!
Ma cadrà: noto fia ch’Eleazaro....
Azaria.L’inutil fola anco ripeti? I messi
Dalla caverna di David tornaro:
Deserto è il loco. Tu aggiungesti, scaltra,
Che da te mosso il padre iva cercando
Più selvaggi antri: in ogni balza or Jefte
Suoi fidi manda ad esplorar. Ma tempo
È di lasciar cotai lusinghe: — Ascolta:
Fero pensier qui mi guidò e pietoso:
Pubblica, indubitabile fra poco
La tua infamia saría; truce la morte.
Il vedi: un ferro io qui recava.... Ahi, cade
Il mio coraggio or nel mirarti!
Ester.                                                            Oh Dio!
Azaria.Qual ti si appresti formidabil rito
Dalla mosaica legge, il sai: tremende
Imprecazioni, e portentose preci
Sacerdotali attraggono dal cielo,
In consacrata tazza, ira che è morte
Spaventevole a rea donna, in atroci
Spasimi a lei le viscere stracciando.
Da quelle orrende angosce, io liberarti
Qui giungendo volea, me svenar poscia,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.