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146 | ester d'engaddi |
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E dalla mia canizie, ei si sofferma,
Ondeggia, trema: indi più in lui d’Iddio
Potendo il cenno che di Jefte il cenno,
A’ miei piedi si prostra, e orrende cose
Del traditor pontefice mi narra:
E dal suo nobil pentimento io tratto
A gran fretta qui sono, onde far salva
La calunniata mia misera figlia.
Oh gioia!
Jefte. Oh Natan vile!
Eleazaro. E tu, Azaria,
Potevi?
Azaria. Orror, pietà, tremendo affanno,
Furor mi premon si.... che fuor di senno
Quasi.... — Di saper tremo.... Ahi Jefte, il nappo?
Ester.Dubbio è in te ancor? veleno era!
Eleazaro. Ahi me lasso!
Ester.Già la rodente forza entro il mio petto
Spiegasi tutta.... Ah! dolorosa a un tempo
E dolce emmi la morte.... Udir mia voce
Possa il popolo ancora. — O Israeliti,
Io vi rammento la promessa: ad Ester,
Che rea non era, il genitor si doni.
Rispettate i suoi giorni; altra è sua legge,
Altre le preci, ma sol uno è il Dio!
Popolo.Fratello nostro Eleazar! fia salvo!
Morte a Jefte!
Ester. Azaria, tu in disperato
Pianto ti sciogli.
Azaria. Io l’empio son!
Ester. No: il cielo
Così volea perchè svelata fosse
L’iniquità d’un suo non ver ministro,
E pace avesse il padre mio. — Gli estremi
Miei preghi.... deh, non sien da te respinti!
Vivi pel figlio mio.... per questo afflitto
Deserto vecchio! Al pargoletto reca
Il benedir materno e i dolci amplessi