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174 | iginia d'asti |
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Evrardo. Che dir volevi?
Iginia. Oh angoscia!
Chieder....
Evrardo.Se al genitor tu di compiuta
Rovina eri cagion? Se di tue colpe
Vittima, dal suo seggio alto ei crollava
Sotto il piè de’ maligni? — Oh, di te strazio
Ben aspro far denno i rimorsi! Al colmo
Quasi di mia grandezza, io già già veggo
Splendermi agli occhi un serto: ad acquistarlo
Un passo ancor.... Chi mi rattien? Qual crudo
Nemico indietro mi ritrae? La figlia,
L’unica figlia mia!
Iginia. Padre....
Evrardo. Colei
Per cui sola a’ canuti anni miei nego
Ogni riposo!
Iginia. Per me....
Evrardo. Sì: — ad ogni uomo
Nascose esser dovean, ma tu del padre
Le alte mire, tu scorgerle dovevi!
Ma giacchè sì poc’oltre il guardo tuo
Giunge (e men duol), d’uopo è ch’a te le sveli.
Odi: — costor che nel senato assisi
Pari a’regi s’estimano, al mio carro
Avvince la invisibile catena
Dello scaltro mio senno. A lunghe guerre
Trassi i più forti, e son caduti alfine:
Or non restan che i vili: e infra lor togli
Pochi, non so se inetti più o superbi,
Che sonmi inciampo, e immolar vuolsi — ed ecco
Farsi il consolar brando in mia man scettro.
Vecchio, in atto di scender nel sepolcro,
Ch’è omai per me la gloria? Ah, d’una figlia
Penso al retaggio! — De’ più illustri prenci
Alle figlie adeguata, illustri prenci
La sua destra ambiranno: a lei fia dote
La paterna possanza: i figli suoi