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ATTO QUARTO
SCENA I.
GISMONDA, ERMANO.
Gismonda.Cura secreta, Erman, tu volgi: parla.
Ermano. Consólati, Gismonda; all’arrogante,
Vicino è il precipizio.
Gismonda. E che! Del Conte
E d’Ariberto uno è il voler: signori
Essi, non tu, qui sono. Apparecchiata
È la difesa, molte l’armi, il core
Di tutti gli abitanti: inespugnato
Contro a ben altre forze il castel fòra.
Ermano. Eppur.... da tali forze.... ed in brev’ora
Preso sarà.
Gismonda. Che dici?
Ermano. In queste sale
Vivo od estinto a’piedi miei prostrarsi
Dovrà il fellon.
Gismonda. Qual sogno mai t’illude?
Celatamente nel castel presumi
Forse gli Svevi addur?
Ermano. Sì
Gismonda. Nella possa
Ciò d’uom non è, da tai fedeli al Conte
Guardate son le porte.
Ermano. Un sotterraneo
È non guardato: alcun timore il padre
Quindi non preme. Angusto fosso in mezzo
Alla selva conduce, il sai.
Gismonda. Ma chiuso
Da ferree porte.
Ermano. Ecco le chiavi; il padre
Di me non diffidava.