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atto terzo. — sc. ii. | 23 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:28|3|0]]
Eri, o Francesca; gli occhi tuoi non vidi
Quel giorno, ma t’amai fin da quel giorno.
Francesca.Tu.... deh, cessa!... m’amavi?
Paolo. Io questa fiamma
Alcun tempo celai, ma un dì mi parve
Che tu nel cor letto m’avessi. Il piede
Dalle virginee tue stanze volgevi
Al secreto giardino. E presso al lago
In mezzo ai fior prosteso, io sospirando
Le tue stanze guardava; e al venir tuo
Tremando sorsi. — Sopra un libro attenti
Non mi vedeano gli occhi tuoi; sul libro
Ti cadeva una lagrima.... Commosso
Mi t’accostai. Perplessi eran miei detti,
Perplessi pure erano i tuoi. Quel libro
Mi porgesti e leggemmo. Insiem leggemmo
Di Lancillotto come amor lo strinse.
Soli eravamo e senza alcun sospetto....
Gli sguardi nostri s’incontraro.... il viso
Mio scolorossi.... tu tremavi.... e ratta
Ti dileguasti.
Francesca. Oh giorno! A te quel libro
Restava.
Paolo. Ei posa sul mio cuor. Felice
Nella mia lontananza egli mi fea.
Eccol; vedi le carte che leggemmo.
Ecco; vedi, la lagrima qui cadde
Dagli occhi tuoi quel dì.
Francesca. Va, ti scongiuro,
Altra memoria conservar non debbo
Che del trafitto mio fratel.
Paolo. Quel sangue
Ancor versato io non aveva. Oh patrie
Guerre funeste! Quel versato sangue
Ardir mi tolse. La tua man non chiesi;
E in Asia trassi a militar. Sperava
Rieder tosto e placata indi trovarti,
Ed ottenerti. Ah, d’ottenerti speme