Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
280 | Leoniero da Dertona. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:285|3|0]]
Di Leonier. Gran tempo è che di spade
Non natie ti circondi, e col terrore
Sospendi il moto delle sacre leggi.
Passeggero silenzio è, che tue lance
Intimar ponno: guai se irrompon gli atti
Pria della voce! guai!...
Enzo. Che ardisci!
Guidello. Arrigo
Abborria il civil sangue. Ei troppo spesso
La tribunizia podestà adoprava
Sol gli animi a sedar; ch’egli dal tempo,
Da’ privati consigli e dal tuo senno,
Enzo, molto sperava. Ei....
Enzo. Taci.
Popolo. Arrigo
Vogliamo! Arrigo, il tribun nostro!
Enzo. Pace,
O cittadini!
Guidello. E sì la intimi?
Enzo. O insano,
All’antica amistà che a noi t’univa,
Tanta audacia perdono. — Or, Leoniero,
Vedi con qual maligna arte a cimento
Sia provocato il figlio tuo. — S’acqueti
Il tumulto, ma salvo ognun ritorni
A sua magion. De’ Dertonesi il sangue
Con mio dolor si verserebbe.
Cittadino. È padre
Del popolo Enzo!
Molti. Il tribun nostro Arrigo!
Il tribun nostro!
Eloisa. Arrenditi, fratello.
Enzo.Padre, meco ritratti.
Leoniero. In ceppi è Arrigo.
Popolo.Forza al padre vuol far.
Enzo. No, forza al padre
Io non farò: sacro egli m’è. Il periglio
Della città costringerai, e te lascio,