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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:296|3|0]]
Suoi cittadini con basse arti uom possa.
Sola virtù, virtù raccende! Chiuso
È al linguaggio del vil, che i giorni ha compri
Colla viltà, d’ognuno il cor; ma al core
Parlan d’ognun de’ generosi l’ossa.
Eloisa.L’obbrobrio tuo non vo’; ma obbrobrio è forse
Il sedar gli odj? il ceder, quanda nullo
E funesto è il resistere? Ah, de’ beni
Il primiero è la pace. E tu rammenta
Che così rompe a vïolenza il freno
Enzo sol dacchè il popolo a’ tumulti
Vede proclive; ed opra è tua. Se cessi
Di civil guerra in lui la tema, e pegno
N’abbia il castel (solenne fede innanzi
Al popolo ten dava), ei dello Svevo
Rigetta i patti. Ah! il popol desioso
D’interna pace da te pende. Ei tutto
Pria che te perder....
Arrigo. Che m’accenni?
Eloisa. Oh Arrigo!
Arrigo.S’esemplo io doni di viltà, nel fango
Si prostran tutti? E a ciò tu plaudi?
Eloisa. Ah vivi!
Arrigo.Sorella d’Enzo!
Eloisa. Ahi voce!
SCENA V.
ENZO e detti.
Enzo. Enzo t’ascolta.
Ti consigliasti?
Arrigo. Coll’onor.
Enzo. Sei padre.
Arrigo.Son cittadin.
Enzo. Miei patti accetti?
Arrigo. Infami
Son.
Enzo. Non gli accetti?