< Pagina:Tragedie (Pellico).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

atto terzo.—sc. ii. 299

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:304|3|0]]

Risposto avresti.
Berengar.                              Adelaide amo!
Ubaldo.                                                  E Auberto
Il figlio suo non ama? Immensamente
L’ama, eppure il sacrifica. E noi, mentre
Del padre tuo e del mio tutti i compagni
Eroi son, traditori sarem noi?
Deh, pur dianzi ti vidi al giuramento
Dal vecchio Auberto imposto, arder di santo
Entusiasmo. L’occhio tuo parea.
Dire: «Anch’io son magnanimo, anch’io pongo
Sovra ogni affetto la virtù!»
Berengar.                                                  Me, Ubaldo,
Possentemente, è ver, me commovea
L’alta ferocia di quel buon vegliardo.
Così il mio estinto genitor parlato
Ah! certo, avria.
Ubaldo.Quel santo entusïasmo
Vidi; e fermai l’animo mio d’aprirti,
Di racquistar tua piena stima. In prodi
Cavalieri allignar pon basse voglie,
Ma non a lungo. Uopo d’alterna stima
Hanno anzi tutto, e della propria.
Berengar.                                                  Io pure
Scorgo in Enzo un tiranno; ma la destra
Gli demmo, e il tradirem?
Ubaldo.                                        No: sol chi inganna
Tradisce, nè ingannarlo io ti propongo.
Io nobilmente l’amistà disdirgli
Voglio.
Berengar.           Che? fermo hai dunque!...
Ubaldo.                                                  Sì! campione
È della patria e della Chiesa Arrigo:
D’altre cause campion non sarà Ubaldo!
Berengar.Nè Berengario!
Ubaldo.                         Oh gioia!
Berengar.                                        Oh mia Adelaide!
D’un vil la man, no, non avrai; più degna

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.