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316 leoniero da dertona.

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Leoniero.                                                            Oh rabbia!
Io disarmato?
Uggero.                         Astretti siam, perdona,
Ad obbedire.
Eloisa.                         Oh tradimento! Oh padre!
Deh, qual furor dall’occhio tuo sfavilla?
Padre, son io, Eloisa.
Leoniero.                                             Enzo! fuggito
Sei: — ma il paterno maledir t’insegue!
Maledetto sia il dì, ch’io da tua madre
Un figlio ricevendo, il più felice
M’estimai de’ viventi! maledetta
La lagrima di gioia onde t’aspersi
E il sorriso infernal che su tue labbra
Parea d’angelic’anima il sorriso!
Maledetto ogni palpito d’amore
Con che in età crescer vedeati, e auguri
Stolti di gloria al nome mio sognava!
Maledetto ogni istante in che mie braccia
Fanciul non soffocavanti, o alle soglie
Non infrangean tue scellerate tempie!
Benefici ad ognuno, i rai del sole
Su te piovano influssi di spavento:
E quando tutto posa, a te la notte
E i suoi spettri e i terrori della morte
Addoppino le angosce! e ogni speranza
Che ad altr’uom parli, a te sia muta! e vile
Sia tua vecchiaia, e inonorata, e afflitta
Come la mia da insulti atroci.
Eloisa.                                                  O padre!
Leoniero.Chi padre ancor mi noma? Alla vendetta
Di Dio è devoto: io, no, non ho più figlio!
Eloisa.Oh parole! Oh fratello! Oh Arrigo!
Leoniero.                                                       Arrigo!
Lui figlio, sì, dal core adotto. — Udiste
Del signor vostro i cenni? A me l’intero
Palagio è stanza. Ir nella torre, a fianco
D’Arrigo io vo’.

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