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384 | tommaso moro. |
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Te tradiscono i più, te i più adulando
Vantano inimitabile nel senno
E nella gloria, perchè in trono alzata
Accanto a sé ti volle Arrigo ottavo.
Niun più di me del tuo splendor gioía;
Niun più di me che a’ tuoi parenti amico
Sin da’ miei giovenili anni ho vissuto;
Che te tra i figli miei crescer vedea;
Che te quasi mia figlia amo, e di tanta
Grazia del re, mio sir, vo debitore
All’amor tuo. Ma libera non posso
Da gravi rischi riputarti.
Anna. Come?
Alfredo.Deh! cauta sii. Provvedi ondo aborrito
Non venga il nome tuo per le soverchie
Stragi che il re commette, e che dal volgo
Apposte sono a’ tuoi consigli.
Anna. Il cielo
Sa che di stragi non son vaga.
Alfredo. E pure
Non t’adopri a scemarle.
Anna. Inevitata
Di fanatici molti era la morte,
Che al romano pontefice devoti,
Al divorzio del re maledicendo
E dell’anglica chiesa alla riforma,
Volean ripor la mia rival sul trono.
Alfredo.Per sempre allontanata è Caterina;
Paventar non la dèi. Bensì paventa
Il biasmo universal: paventa il core
Mutevol del tuo sposo. Ei del versato
Sangue potrebbe inorridir: potrebbe
Teco sdegnarsi, degli eccidi causa....
Anna.Quale ardito linguaggio!
Alfredo. Anna!
Anna. Prosegui,
Prosegui, sì, ten prego. Il sento anch’io:
Fidi consigli occorronmi. Fra feste