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460 | manfredo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:465|3|0]]tenea schiava, parla a colui che ti ha parlato, o a coloro che ti hanno chiamata.
Manfredo. Ella è muta, e quel silenzio ha detto più d’ogni risposta.
Nemesi. Il mio potere non si estende più oltre. Principe dell’aria! spetta a te solo; costringi la sua voce.
Arimane. Spirito, — obbedisci a questo scettro!
Nemesi. Muta ancora! Non è del nostro ordine, ma appartiene ad altre potenze. Mortale! la tua ricerca è vana, e noi pure siamo beffati.
Manfredo. Odimi, odimi — Astarte! mia diletta! parlami: ho tanto sofferto — soffro pur tanto — guardami! il sepolcro non ti ha cangiata più che non ho io cangiato per te. Tu troppo m’amavi com’io t’amava: noi non eravamo fatti per tormentarci a vicenda, quantunque fosse il più mortale de’ peccati quello d’amare come abbiamo amato. Dimmi che non m’abborri — che io porto questo castigo per ambidue — che tu sarai fra i beati — e che io morrò, poichè finora tutto ciò che v’ha di sciagurato, cospira per legarmi alla vita — a una vita che mi fa raccapricciare dell’immortalità — un avvenire simile al passato. Non ho riposo. Non so ciò ch’io domandi nè ch’io mi cerchi; sento solamente ciò che tu sei — e ciò ch’io sono; e vorrei udire pur una volta, prima ch’io perisca, la voce che fu la mia musica. — Parlami! Io t’ho chiamata nella tacita notte, ho spaventati gli uccelli sopiti sui queti rami, e svegliato i lupi della montagna, e fatto conoscere alle caverne il tuo nome invano echeggiato, che mi rispondeva. — Molte cose mi risposero — spiriti ed uomini — ma tu fosti muta. Deh, parlami! Ho vegliato più a lungo che le stelle, e guardato invano il cielo cercando di te. Parlami! Ho trascorsa la terra, e non ho mai trovato la tua sembianza. Parlami! osserva queste furie che mi circondano — esse si commuovono per me; io non le temo, e ho pietà di te sola.— Parlami! sebbene irata — purchè tu parli — non m’affanno di che, — ma fa ch’io t’oda una volta — questa volta — una volta sola!
Fantasma d’Astarte. Manfredo!
Manfredo. Prosiegui, prosiegui. — Non vivo che nel suono — questa è la tua voce!