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464 | manfredo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:469|3|0]]alla sua fine, vittima d’una ferita fattasi da sè medesimo, per evitare i tormenti d’una morte pubblica dai senatori una volta suoi schiavi, un soldato, con dimostrazione di leal pietà, volle coll’officiosa sua veste fermare il sangue della zampillante gola; il morente Romano lo respinse e disse — brillando ancora nel suo spirante sguardo un resto d'impero: — «È troppo tardi, — è fedeltà questa?»
Abate. E che intendi con ciò?
Manfredo. Rispondo col Romano. — «È troppo tardi!»
Abate. Nol sarà mai, di riconciliarti colla tua propria anima, e di riconciliare l’anima tua col cielo. Hai tu nessuna speranza? È strano: — anche coloro che disperano di lassù, almeno si formano sulla terra qualche illusione, al cui fragile ramo si attaccano come gente che s’annega.
Manfredo. Eh — padre! Ho avute queste terrene visioni, queste nobili ambizioni nella mia gioventù, d’impadronirmi dell’intelletto degli altri uomini, d’illuminar io le nazioni, e di sorgere non so dove — forse per cadere; ma cadere come una cataratta dei monti, la quale, spiccato un salto dalla sua più ardua altezza fin nella spumeggiante profondità del suo abisso (donde getta colonne di nebbia, che diventano nubi pioventi dal riasceso cielo), giace ivi terribile ancora. — Ma questo è passato, i miei pensieri si sono ingannati.
Abate. In che modo?
Manfredo. Io non potei addomesticare la mia natura, poichè colui che ama di comandare, deve servire — adulare — sollecitare — vegliare in ogni tempo — indagare in ogni luogo; essere una vivente menzogna deve colui che vorrebbe diventar potente fra i mediocri; e tale è il volgo; io sdegnai di mescolarmi con un gregge di pecore, quantunque per condurle, — e di lupi. Il leone è solitario, e così sono io.
Abate. E perchè non vivere ed operare cogli altri uomini?
Manfredo. Perchè la mia natura era avversa alla vita, e contuttociò non crudele; non vorrei fare ma trovare una desolazione: — pari al vento, al torrido fiato del solitarissimo Simoom, che non abita fuorchè nel deserto, o spazza le sterili sabbie che non oppongono alcun ramo al soffio, e si giuoca