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I SETTE A TEBE 185

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Anche contro costui manda chi libera
dal servil giogo renda la città.
eteocle
Inviar con qualche arra di fortuna
potrei costui.... Sí, vada, ché suo vanto
è il forte braccio, Megarèo, figliuolo
di Creonte, che seme è degli Sparti.
Non egli il suon dei rabidi nitriti
paventerà, né lascerà la porta:
o pagherà, morendo, il suo tributo
alla nutrice terra: o i due guerrieri
vinti, e la rocca su lo scudo impressa,
la casa di suo padre adorneranno
di spoglie. Or non tacere: un altro esaltane.
coro
Strofe II
O difensore dei nostri penati,
a noi sorrida benevola sorte,
trista ai nemici, che vanti superbi
scaglian su Tebe, con mente delira.
Giove adirato li miri, e ci vendichi.
esploratore
Con urli il quarto alle vicine porte
d’Atene Òncade sta: d’Ippomedonte
l’immane mole e la figura. Un brivido,
non lo posso negar, m’invase, quando

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