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I SETTE A TEBE | 199 |
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Antistrofe III
Un estuare di sciagure, simile
ad un mar, li sospinge. Un flutto piomba,
s’erge un altro, con triplice
artiglio: un terzo avvolge con gran romba
della città la poppa. A schermo tendesi
poco la torre entro l’immensità.
Ond’io nel cuore trepido
che coi suoi re sprofondi la città.
Strofe IV
Esito avran per essi le molteplici
imprecazioni avite: e poi che giunsero,
i rovinosi guai tardi dileguano.
Allor che aggrava troppa
dovizia il legno, debbono
lunge scagliarla i nauti da la poppa11.
Antistrofe IV
Or, qual mortale mai tanto onorarono
i Numi, o quelli che partecipavano
le sacre are di Tebe, o le molteplici
umane stirpi, quanto
Edipo, che fe’ libera
la patria sua dall’omicida incanto?
Strofe V
Ma reso conscio il misero